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a cura di Blink


 
     

Note sull'autore

     
 

 
     

     
     

INDICE

 

La mia prima volta

 

     
     

 
 
     
  Si lo so, il titolo potrebbe essere frainteso, ma vi assicuro che l'argomento trattato è sempre la pesca sportiva in acqua dolce.
Dunque, correva l'anno 1974 ed io naturalmente ero molto più giovane di adesso, all'epoca lavoravo in una industria e nel mio reparto eravamo circa 30 disegnatori e tutti di giovane età.
Tre di loro erano veramente dei patiti per la pesca ed una volta, dopo aver tanto insistito, mi coinvolsero in una spedizione di pesca notturna a mare (da dove vivevo prima il mare non era distante, più o meno erano 30 km).
Per cui partenza alle 19.00 subito dopo il lavoro senza nemmeno passare per casa, alle 20.00 eravamo sul posto e uno dei miei amici mi spiegò cosa dovevo fare.
Io naturalmente non avevo la minima esperienza e nessuna attrezzatura, per cui i miei amici mi prestarono tutto, chi la canna, chi gli ami, i piombi, il filo, insomma tutto l'occorrente, ed uno di loro pazientemente mi fece vedere come dovevo piazzare la canna e mi attrezzò sia l'amo che i piombi mostrandomi come si facevano i nodi e specificando "stavolta i nodi te li faccio io, la prossima volta, se ci prendi gusto, ti arrangi".
A quel punto mi spiegarono che stavamo pescando a fondo, cioè si lanciava l'esca a 25-30 metri dalla riva e si aspettava pazientemente che qualche pesce di passaggio, attratto dal profumo dell'esca, la inghiottisse restando così attaccato all'amo che avevamo precedentemente nascosto all'interno dell'esca.

All'inizio mi sembrava una cosa molto stupida,
"cavolo" dissi "e adesso che si fa si aspetta e basta?"
"non preoccuparti" mi risposero "vedrai che tra poco cominceranno a beccare e allora ci sarà da divertirsi"

Infatti, di li a poco, neanche il tempo di accendere un fuoco, (allora si poteva ancora fare il falò in spiaggia) che iniziò il concerto, quale concerto? ma quello dei campanellini che avevamo messo sulle estremità della canne per segnalare anche il più piccolo movimento, di notte infatti la punta della canna non è tanto visibile e per sapere quando qualcosa stava muovendo l'esca non restava che attaccarci questo famoso campanello.
Insomma, le canne cominciavano a dare segni di vita e su due delle sei piazzate il campanello tintinnava all'impazzata, due miei colleghi mollano tutto e di corsa vanno alla loro canna e prima staccarono il campanello, poi dopo aver atteso un pò diedero il colpo di strappo, e cominciarono il recupero di quello che sembrava essere un pesce, e infatti di lì a poco cominciò a delinearsi la sagoma del "Gronco" e non senza una certa fatica riuscirono a portare a riva tutte e due le prede (l'ho fatta breve per non annoiarvi, ma in realtà ci volle parecchio tempo per effettuare il recupero).

Al termine della pescata, praticamente all'alba, insonnoliti, infreddoliti e stanchi cominciammo a fare ordine, a sistemare l'attrezzatura nelle auto, ripulire il tratto di spiaggia dove avevamo bivaccato la notte e, cosa più importante, a mettere via le prede.
Quella sera, mi dissero, era stata particolarmente buona, infatti avevano preso otto o nove pesci, di preciso non ricordo, io purtroppo neanche uno, a dire la verità tre o quattro volte anche la mia canna si era mossa, ma un po' per la mia inesperienza, un pò anche per l'emozione di sentir tirare il filo, non avevo lavorato bene con la frizione e il filo si era rotto, perdendo così la preda.

Mossi a compassione i miei amici volevano regalarmi un paio di pesci, ma rifiutai la loro offerta sia perchè il tipo di pesce non mi attirava tanto, sia perchè non avrei saputo neanche da dove si cominciava a cucinarlo.

Il gronco è un anguilliforme, ha un corpo serpentiforme, con le pinne dorsale e anale saldate alla caudale. Il capo è grande, il muso è lungo ed arrotondato, la bocca è ampia con le labbra sporgenti ed è munita di denti robusti. La mascella inferiore non è protratta in avanti e le scaglie sono assenti, queste sono le caratteristiche che permettono di distinguerlo dall'anguilla.
Il colore varia a seconda dello stadio di sviluppo, da nerastro a grigio chiaro, ricoperto da una pellicola mucosa.
Si ciba di pesci, molluschi e crostacei e smette di nutrirsi quando si avvicina il periodo della deposizione. Può raggiungere dimensioni e peso notevole, 2,5 m di lunghezza e 50 kg di peso.

E fu così che per la prima volta mi avvicinai alla pesca, successivamente andai di nuovo a pescare con i miei colleghi e la cosa mi piacque, ci presi gusto e pian piano cominciai ad avere una attrezzatura personale, in quella occasione scelsi, per svariati motivi, di non praticare la pesca a mare (da qui l'articolo sulla pesca in acqua dolce), ma di limitarmi alla pesca in acqua dolce, fiumi, laghi, torrenti ecc. e così mi aggregai all'allegra compagnia di pescatori e con loro ho girato per parecchie località ove si poteva praticare la pesca e dove c'erano buone possibilità di portare a casa il pescato.

All'inizio non mi allontanavo molto da casa, infatti andavamo a pescare in località abbastanza vicine come ad esempio nel lago di Bolsena, sul fiume Aniene, nel lago del Salto o il lago del Turano, poi, una volta acquisita una certa pratica sia nella tecnica che nella preparazione cominciai ad allontanarmi di più e ad andare in posti più difficili da raggiungere, ma con possibilità di pesca migliori e così il nostro raggio d'azione toccò la Calabria, le Marche, la Toscana e l'Abruzzo.

Le prime volte andavo a pescare sempre in compagnia, in gran parte perchè non ero pratico, in particolar modo non mi riusciva di fare i nodi, e anche perchè in due o più persone ci si faceva compagnia, c'era sempre il motivo per fare quattro risate e poi si dividevano le spese del viaggio, col tempo, invece, cominciai ad andare anche da solo e se devo essere sincero alcune di quelle uscite sono state le migliori della mia vita di pescatore.

Calabria - Lago di Lorica

Qui è quando siamo andati a pescare in Calabria.

E' stata una settimana splendida e piena di prede.

Il nostro accampamento.

Questo è il bottino di una giornata, niente male vero?

Tutte trote, e quasi tutte le abbiamo scambiate con gli altri campeggiatori in cambio di pasti alternativi al pesce, un buon piatto di spaghetti, un'insalata ecc.

Una panoramica del lago di Lorica

La mia prima Trota

La mia prima preda è stata una "Trota Fario", quella mattina avevano deciso di andare a pescare sul fiume Aniene (io ero una recluta e non avevo potere decisionale) una volta giunti sul posto, dopo aver fatto un'abbondante colazione cominciammo a preparare l'attrezzatura. Cominciai a tirare fuori la mia canna, e tutto quello che ritenevo opportuno usare, ma naturalmente i miei amici scombussolarono i miei piani, non si trattava di pescare come mi immaginavo cioè col filo, l'amo e il classico galleggiante, d'altra parte non eravamo su un lago in acque ferme, ma in un fiume e fu allora che mi dissero che si pescava col cucchiaino, mi aiutarono nella preparazione, a fare i nodi e nella scelta delle esche giuste.

Qui apro una piccolissima parentesi per confermare, se ce ne fosse bisogno, che nessun libro o manuale, per quanto bene sia stato scritto, può sostituire l'esperienza e la pratica, infatti avevo letto molto attentamente un paio di manuali, acquistati per l'occasione, ma in realtà se non ci fossero stati i miei amici sarei tornato a casa a mani vuote e con metà attrezzatura e qui chiudo la parentesi.

Una volta pronto, sempre su consiglio degli amici, cominciai a fare dei lanci di prova, erano i miei primi lanci e dopo aver pescato vari rami con relativo fogliame, un tronchetto e addirittura l'albero che avevo alle spalle (questo non me lo scorderò mai) cominciai a prenderci mano e, pur non essendo perfetti, facevo dei lanci discreti.

Ad un certo punto, dopo che eravamo rimasti in due, gli altri erano andati più a monte, fintanto che lanciavo e recuperavo la mia esca sentii come se il cucchiaino si fosse impigliato per un attimo in qualcosa sul fondo, diedi uno strattone per liberarlo e a quel punto capii che forse aveva abboccato, chiamai a gran voce il mio amico "Mauro" e mettendogli la canna in mano gli chiesi "a che cavolo mi sono attaccato adesso" l'altro, ridendo, mi disse "recupera scemo, non lo senti che l'hai preso?" in realtà non me ne ero accorto, ma recuperando pian piano seguendo quanto mi diceva Mauro, sentivo come il pesce tirava, strattonava e svicolava per cercare di liberarsi, alla fine, dopo qualche minuto, con il pesce ormai sfinito, riuscii ad avvicinarlo a riva e Mauro lo prese con l'apposito retino "Guadino".

Trota Fario

La trota fario è un salmonide indigeno delle nostre acque montane. Il suo corpo è slanciato ed elegante, a sezione leggermente ovale e compressa ai lati. La testa, robusta ma non molto grande, è munita di ampia bocca. Negli esemplari adulti, la mascella inferiore è più lunga di quella superiore. I denti sono presenti in gran numero nelle mascelle e sul palato. La trota fario, come tutti i salmonidi, reca sul dorso due pinne; la prima è centrale, di media grandezza e sostenuta da raggi molli. La seconda, piccola e di maggior spessore, è arretrata verso la coda. La coda delle fario è ampia, adatta alla vita nell'acqua rapida. Proprio la coda rende possibile la distinzione tra trota fario, che ha il margine quasi dritto, e la trota iridea, in cui il margine è più inciso. Le altre pinne hanno uno sviluppo modesto. La trota può raggiungere i 4-5 kg. 

Colore argenteo in altri, tipica tuttavia la presenza di piccole macchie nere, rosse e marrone o di altra sfumatura sui fianchi e sulla testa. 

Taglia: 30-35 cm, sino ad un massimo di 50 cm in ambienti con una buona produttività.

Fiume Aniene


Vi risparmio i commenti sul c##o dei dilettanti fatti da Mauro, e mentre lui continuava a commentare io ammiravo la mia "Trota", che più tardi seppi essere una "trota fario", quella, per me, fu l'unica preda dell'intera mattinata ma a me sembrava di aver preso chissà cosa, non stavo più nella pelle e quando a sera tornai a casa raccontai ai miei con dovizia di particolari tutta la scena della cattura e da quel giorno, un po' sull'onda dell'entusiasmo, un po' perchè effettivamente mi piaceva, non smisi più di andare a pescare tutte le volte che potevo.

Ecco, adesso rileggendo il mio racconto ho notato, e non potevo farne a meno, di aver fatto riferimento a pesci, canne, ami, campanelli, pesca a fondo, cucchiaini e altri termini che probabilmente non vi sono familiari, nei prossimi articoli vi darò spiegazioni sui termini usati, in modo molto succinto e il più semplicemente possibile.
 
     

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